sabato 18 dicembre 2010

Incise.
Sono attratto da quelle cime frastagliate.
Sono incise nell’aria da mastri incisori, ognuna ha la sua storia.
Non so cosa mi succede ogni volta che le guardo.
Il mio corpo sembra sdoppiarsi.
I miei piedi restano saldi, ma il mio spirito no.
Lui vaga su quelle cime, le tocca, scala quella più alta.
Quando il mio sguardo ne vede una ancor più alta, lui salta su quella.
E su quest’altra riposa le sensazioni.
Le mani indurite e scalfite dalla roccia, i muscoli estasiati dalla fatica.
È Il fiato puro della montagna che respira.
Quando i miei piedi saranno traballanti e il mio sguardo opaco,
lui sarà lì in alto.
Come un saggio incisore che stavolta
avrà inciso la mia vita.

(Allo spirito puro delle Montagne GDS)

venerdì 6 agosto 2010

Loro due

Mi tornano spesso in mente le Parole di un “ Uomo” Primo Levi. Mi tornano in mente delle scene : un cane si nutriva del cervello di un altro cane morto sull’asfalto; I gatti camminavano sui tetti per non essere preda di qualche futuro banchetto.
Fame e guerra non hanno parole, hanno solo l’epidermide bruciata di chi le ha vissute, di chi le ha sentite bruciare dentro. Di chi nutrendosi dell’intelligenza di un suo simile, ci ha ricordato che i veri animali siamo noi che il nostro cervello spesso lo utilizziamo per autodistruggerci.

sabato 19 giugno 2010

Il ritmo del niente e del tutto…

È vero, non mi stancherò mai di dire che la pesca è uno sport attivo.
Ha un suo ben preciso spirito, che comprende l’atto ed anche la sua preparazione.
Quando i miei amici odono che vado a pesca mormorano : Non mi piace stare lì fermo per ore e ore ad aspettare senza fare niente. In realtà questo niente contiene, per noi, il tutto.

L’atto in sé, non ha poi nulla di eccezionale. Una volta inserita l’esca, che poi non è sempre il verme, si effettua il lancio e si aspetta. Questo è quello che la maggior parte delle persone potrebbe pensare.
Per me è altra cosa. Un'esca sbagliata, il lancio sbagliato e una distrazione nell’attesa , potrebbero rovinare una cattura; In questo caso la “cattura” è fortunata dato che pratico il Catch & Release.
Andare a pesca è rilassante, provate a contraddirmi, io ascolterò la vostra opinione.

Preparare una uscita è divertente. Bisogna studiare, vi starete chiedendo cosa?
Si devono studiare ed apprendere le abitudini dei nostri temibili avversari.
In qualsiasi luogo acquifero, gli abitanti si nutrono di quel che hanno, ed è anche ovvio.
Però noi “bravi” pescatori li abbiamo viziati. Li abbiamo abituati a mangiare le nostre pasture.
E con un po’ di inganno li catturiamo. Anche le saggezze popolari ci tornano utili: “Quando c’è la tramontana la carpa sta nella tana”solo che il problema sta nell’individuare la tramontana.

Passata la fase di preparazione, quello che più mi piace della pesca è il famoso niente e tutto quello che lo circonda. Arrivi al lago all’alba, quando ancora il sole fa il dispettoso, giocando a nascondino, prima di risvegliare la natura.
Osservi la superficie piatta del lago, che pullula di vita. Migliaia di insetti sorvolano il pelo dell’acqua. Stanno guardinghi loro, sanno che all’improvviso il balzo o il colpo di coda di un predatore potrebbe trasformali in preda.
Scegli il posto. C’è chi parla di senso dell’acqua, i veri pescatori lo possiedono. Sembrano annusare e radiografare l’acqua, per carpirne i segreti celati sotto la superficie specchiata.
Dopo aver pasturato, preparata l’attrezzatura, inizia l’attesa.

Non stai mai da solo, però e come se lo fossi. I sensi sono incantati, ognuno occupato a fare qualcosa.
Ti tiene compagnia un libellula, ha scelto il tuo galleggiante per riposare un po’ le ali. È una buona alleata, ti permette di riposare gli occhi. Quando il pesce abbocca lei fugge via, avvisandoti che sta per iniziare la cattura. Il contatto con la natura rilassa i sensi. Potrei anche stare ore a non prendere nulla, ma non perdo mai la pazienza. I pensieri sono liberi, vagano, si può pensare a tutto e a niente. Alla fine pensi solo al galleggiante e ad ogni sua minima vibrazione. Le anatre con il loro verso ti accompagnano , finché loro cantano in quel silenzio ti ci perdi. È pace ed armonia che permette anche a muscoli sconosciuti di rilassarsi. Quando poi sei nel pieno della calma, ci pensa l’ avvisatore acustico a farti tonare con i piedi per terra.

Fermarsi un attimo ad ascoltarsi, ritrovare il piacere della lentezza, osservare lo sfilare del tempo scandito dalla natura è incommensurabile.
Un giorno, mi piacerebbe che provaste ad apprezzare la pace di quel niente che per noi è il tutto.

martedì 15 giugno 2010

Sensazioni

Sono nato quadrato e non morirò tondo.
E comunque la vogliate girare, è il filo logico della mia evoluzione.
Sin da bambino apprezzo le sensazioni provocate dal contatto e dall’olfatto, con le cose che mi capitano sottomano.
Io mi diverto ad avere le mani sporche di grasso, voglio fare il meccanico!
Ricordo con nitidezza queste mie affermazioni.
Il vero lavoratore deve avere le mani vissute, sporche del suo mestiere.
Ognuno di questi poi emana un profumo. Camminando per strada ne senti uno, oramai antico, quello della colla gialla (A.620, chi la usa sa cosa indica la sigla) e ti ritrovi vicino ad un ciabattino.
Vi è mai capitato al risveglio, di notare che il primo dei sensi ad attivarsi è l’olfatto?
Se si bene, altrimenti vi inviterei a farci caso.
C’è un profumo particolare, quello del legno appena piallato, inciso, evoca la creazione.
È arte, quella dei falegnami di una volta. Il legno è un amico, va trattato con rispetto, continua a vivere anche se non più dalle sue radici. Vive della maestria di chi riesce a dargli arte, rispettosa della sua natura. Uno di questi artisti è Mauro Corona, lo rispetta ne sono sicuro, emerge con forza dalle sue parole e dalle sue sculture. Accarezzandolo il legno, sfiorandone la superficie, ti trasmette tutto il suo calore e la sua energia. Il legno è vivo.
Mi rendo conto che, con un po’ di nostalgia, tutto ciò forse sta sfiorendo.
Siamo nell’era della "mela morsa". A me la tecnologia piace ma non ne sono schiavo.
Mi piace pensare a qualche mammifero, che si ricordi di come usare il tatto sia cosa diversa dal touch screen e di come annusare sia cosa diversa dallo sniffare.
Per me il tatto è toccare, l'olfatto è annusare.
Sono sensazioni.

giovedì 10 giugno 2010

Partecipa alla causa di beatificazione di Don Tonino Bello

Antonio Bello Vescovo di Molfetta.
Don Tonino ( Così amava farsi chiamare ) è stato a suo tempo un vescovo per la gente, uno di quelli che prima di saper esserlo sapevano ascoltare e dare speranza.
Io l'ho conosciuto per amore.
Il suo Pastorale è stato ricavato dagli ulivi della sua terra, e parla più di ogni parola, di ogni pensiero che io sia in grado di esprimere.
Partecipare alla sua causa di beatificazione richiede solo un vostro intimo pensiero.
Io a mio modo l'ho già fatto.

Questo è Tonino:
« Possiamo concludere, allora, che il genere umano è chiamato a vivere, sulla terra, ciò che le tre persone divine vivono nel Cielo: la convivialità delle differenze! »
 http://www.youtube.com/watch?v=L3Q7wfWUSnE

Ciao

“Disperso nei boschi”

Al salone del libro di Torino, nell’attesa di Erri e Mauro una signora osserva :
“A sei qua per De Luca…”
“Si.”
“ Io per Mauro, lo sentirei parlare per ore e poi Erri i libri li fa troppo piccoli.”
“Si ma sono forti,  è il contenuto che conta.”
Accompagno le parole con il  gesto di stringere la mano in pugno.
In questi giorni ho  letto Tentativi di scoraggiamento.
Bisogna leggere e ancora leggere. Bene leggo anche Montedidio.
La prima pagina è stampata solo per un terzo, ma anche le altre sono così.
Come si può  stampare un libro in cento pagine, quando invece ne basterebbero solo la metà ?
Chi ama Erri sa che i suoi sono libricini.
Lui dice che ogni scrittore dovrebbe piantare un albero, nella fattispecie almeno due sarebbero meglio.
Caro Erri, hai ragione:  "I libri vecchi stanno aperti da soli, i nuovi per aprirli chiedono troppo".
Ti inviterei a rivedere l’edizione di Montedidio.
Magari riusciamo a salvare un albero, in quei boschi dove il tuo compagno di cordata Mauro trova la gioia del disperdersi…

martedì 8 giugno 2010

Mia

La mia terra è amore e odio.
É una lacrima rubino, di un Dio che in un mare azzurro l’ ha lasciata vivere a noi comuni mortali.
É speranza dai contrasti così irrazionali da farti desiderare di evaporare.
Ha un cuore arido, è arso dai sentimenti che ti afferrano i pensieri.

É un’ isola dai  mille volti assassini ed angelici.
La mia terra o la ami o la odi.
( Dedicata alla mia Sicilia )